L’attività sportiva è associata ad un uso ripetitivo di strutture biomeccaniche.
Il piede in particolare è sottoposto a sollecitazioni molto intense in quanto sorregge il peso del corpo. La comparsa di sintomatologie dolorose a carico del piede e secondariamente a carico di altre strutture, ginocchio in particolare, si verifica sia come conseguenza di problematiche intrinseche al piede stesso (piattismo ad esempio) sia come conseguenza di errata esecuzione del gesto atletico.
Questo può portare ad un non corretto scarico a terra dei piedi ed a sollecitazioni anomale sulle strutture ossee, articolari e tendinee del piede e di altre parti degli arti inferiori ed anche della colonna vertebrale, determinando problematiche anche a distanza non immediatamente valutate, ad una primaria alterazione dell’appoggio del piede stesso. Da considerare che anche piedi apparentemente normali possono determinare problematiche del genere. Si dovrà quindi valutare, possibilmente in via preventiva, ma soprattutto in caso di insorgenza di sintomi anche minimi in soggetti praticanti attività sportiva intensa, l’appoggio del piede sia in condizione statica che in condizione dinamica.
Considerando che il piede prende contatto con il terreno durante la corsa migliaia di volte ogni ora, si capisce coma anche alterazioni minime dell’appoggio possano determinare patologie da sovraccarico a diversi livelli del corpo umano. Spesso queste problematiche esplodono in situazione di aumento del carico dell’allenamento determinando una grave e prolungata riduzione della capacità prestativa agonistica dell’atleta. Si può cosi spiegare l’insorgenza di fratture da fatica, tendinopatie, contratture o rotture delle fibre muscolari, ed altro.
Una eccessiva pronazione del piede si può verificare sia in caso di alterazione congenite (metatarso varo congenito, ecc.) che di alterazione posturali (piede calcaneo valgo, retro piede varo ecc.).
La massima pronazione si verifica comunque nel piede piatto. Anche deformità del ginocchio (varismo o valgismo) dell’anca (displasia) o delle ossa dell’arto inferiore (antiversione femorale o torsione tibiale) possono determinare una eccessiva pronazione compensatoria.
Come conseguenza soggetti con esagerata pronazione presentano una intrarotazione della tibia con maggiore rotazione del ginocchio, durante la corsa. Tutto questo associato ad una extrarotazione del femore sottopone l’articolazione del ginocchio ad una maggiore situazione stressante. Anche la fascite plantare, una talalgia o l’insorgenza di uno sperone calcaneare inferiore possono dipendere da una esagerata pronazione. Un piede irrigidito nella fase di appoggio, come accade al piede valgo, determina un abnorme supinazione.
In questo caso il piede non prona normalmente durante la fase di appoggio con il risultato di un alterato scarico a terra del peso del corpo durante la fase di appoggio.
Anche questo caso può determinare problematiche dolorose come la fascite plantare conseguente ad un aumentato livello di stress a carico della fascia plantare, dovuto ad una eccessiva rigidità del piede durante l’appoggio. Questo può anche determinare una compressione del nervo plantare (neuroma di Morton) con dolore molto marcato.
Frequenti sono quindi le metatarsalgie le tarsalgie e le sindromi dolorose a carico del tendine di achille.
In studi recenti in podisti si è vista una frequente associazione della fascite plantare con il varismo dell’avampiede e della talalgia e della tendinite achillea con i piedi cavi valghi o con varismo del retro piede. Negli atleti dediti alla corsa i pronatori o i supinatori sono molti, in conseguenza non solo di deformità del piede, ma anche di una non corretta esecuzione del gesto atletico.
Per prevedere le problematiche dolorose a livello del piede ma anche delle ginocchia e della colonna vertebrale, sia a carico dei legamenti che ossa che muscoli, si deve quindi fare molta attenzione al gesto atletico. Importante è inoltre inserire negli allenamenti periodi di corsa a piedi nudi o esercizi atti a far lavorare muscoli tendenzialmente poco utilizzati ma importanti per la statica e la dinamica del piede, spesso impigriti da non uso o da scarpe eccessivamente rigide.
L’uso del plantare fatto su misura considerando sia la statica che la dinamica di quel piede in quell’atleta, potrà permettere uno scarico del peso a terra più adeguato, ed una protezione delle strutture muscolo tendinee maggiormente sottoposte a stress. L’importante è che tale plantare quando occorre, sia modificato anche in rapporto alle sensazioni ed alle esigenze dell’atleta e tutto questo presuppone una stretta collaborazione tra l’atleta stesso, il fisioterapista ed il tecnico ortopedico esecutore del plantare.
Da rilevare come le correzioni devono, se possibile, anticipare periodi di carico intenso, ed avvenire in un periodo nel quale sia possibile lavorare con gradualità su un riequilibrio globale.